Colonnata

Colonnata: Tutto quello che devi sapere

Anche il paese di Colonnata è di origine romana e il nome stesso deriva dal fatto di essere nato come colonia, abitato da coloro che lavoravano alle cave: in paese non si può entrare con l'auto che va, invece, parcheggiata nei due piazzali posti all'ingresso del centro abitato; le vie sono, infatti, molte strette, ripide, passano sotto caratteristici archi e raggiungono il punto più alto nel luogo ove è posta la chiesa che risale al XII sec e dove si trova il monumento al cavatore; La cava, che si sviluppava ad anfiteatro lungo un fronte di 200 m., risale alla prima metà del I° sec. d.C. e produceva un marmo chiamato all'epoca "azzurro variegato": l'interesse archeologico per questa zona è stato accresciuto dal ritrovamento, tra i molti attrezzi da scavo, di una statuetta raffigurante Artemide che sorregge una fiaccola, ora al Museo Archeologico di Firenze.

Le Cave di Marmo

Il bacino di Colonnata costituisce la parte orientale della regione marmifera carrarese e conta una settantina di cave, di cui 44 attive su una superficie complessiva di 500 ettari: l'accesso al bacino è consentito da una strada che risale la valle del torrente Carrione, sede di numerose segherie per la lavorazione del marmo, fino a giungere al paese di Bedizzano e da qui, attraverso un fitto bosco di castagni, prosegue a mezza costa fino all'imbocco del bacino segnato da una serie di piccoli scassi aperti fin nei primi affioramenti del marmo. Poco dopo, in località La Piana, sulla destra della strada si apre una profonda cava (la n.° 175) che si può osservare da una soprastante terrazzina panoramica: sempre in questa zona, dall'altra parte della valle, è ancora visibile l'antico tracciato della Ferrovia Marmifera proveniente dal bacino di Miseglia e ben riconoscibile dall'ingresso di una delle tante gallerie che attraversava. Dopo alcune centinaia di metri la strada arriva in località Calagio e sulla destra si apre una grande cava a fossa dove sono state rinvenute tracce di escavazione romana, ora purtroppo scomparse, che facevano parte di un grande complesso estrattivo che comprendeva anche le cave di Gioia, situate più a monte:l a zona Calagio - Gioia è veramente interessante dal punto di vista archeologico perché vi sono stati rinvenuti molti reperti storici come monete, epigrafi incise sulle pareti rocciose, un piccolo bassorilievo raffigurante il dio Silvano e altri manufatti in marmo. Sempre in località Calagio, sulla sinistra, partono alcune strade di arroccamento verso le cave in attività: su una di queste strade si giunge ad un bivio nei pressi di una vecchia casa di cavatori e a destra prosegue una strada in salita verso una cava attiva mentre a sinistra un'altra strada scende verso una valletta dove si trova il complesso estrattivo di Fossacava, sicuramente il più ricco di testimonianze archeologiche tra le cave lunensi fino ad ora conosciute, tra cui una statuina raffigurante Artemide che, come già detto, si trova ora al Museo Archeologico di Firenze. La cava, datata intorno alla prima metà del I Sec.A.C., produceva marmo Bardiglio Nuvolato, a suo tempo chiamato da Stradone "azzurro variegato". Tornando in località Calagio, la strada procede rettilinea verso il paese ma, dopo un centinaio di metri, su uno slargo sulla destra inizia la strada asfaltata che conduce alla zona delle cave del bacino di Gioia ( la n.° 173), una delle più grandi di tutto il comprensorio carrarese, perché la sua posizione geografica ne ha consentito una estesa coltivazione su più gradini; qui si trovano soprattutto tre tipi di marmo: il venato, l'arabescato e il bardiglio.

Il Lardo di Colonnata

Il lardo è quel salume che ha reso famosa Colonnata nel mondo: un tempo era il "companatico" dei cavatori, che lo affettavano sottile per metterlo dentro le pagnotte rustiche insieme ad alcuni pezzetti di pomodoro; il tutto veniva preparato la mattina presto e insieme al fiasco di vino serviva ad assicurare le calorie necessarie ad affrontare le ripide salite e la fatica degli scavi.

Il lardo di Colonnata deve la sua eccezionale bontà alla stagionatura, la cui origine risale intorno all'anno Mille: infatti il lardo, che si ottiene prendendo lo strato grasso della schiena del maiale ripulito della parte più grassa (detta "spugnosa") viene posto in una vasca scavata in un blocco di marmo ("conca") poche ore dopo la macellazione. Per prima cosa la conca viene vigorosamente strofinata con aglio e aromi ("camicia") quindi si adagia il primo pezzo di lardo sul fondo su uno strato di sale naturale in grani, pepe nero appena macinato, aglio fresco sbucciato, rosmarino e salvia spezzettati; la conca viene poi riempita a strati alternando il lardo al sale e agli aromi per essere poi coperta da una lastra di marmo. Il lardo rimane nella conca per un periodo che va dai sei ai dieci mesi per la stagionatura: il sapore della sua bontà è tutto in questa stagionatura e ad arricchire il sapore vengono anche aggiunti tra gli aromi cannella, coriandolo, noce moscata, chiodi di garofano, anice stellato e origano. Il profumo del lardo è fragrante e il gusto è delicato: si consuma ripulito della cotenna, tagliato in fettine sottilissime adagiate su pane fresco appena scaldato.

Nella seconda domenica dopo il ferragosto a Colonnata si tiene la "Sagra del lardo", che attira migliaia di turisti: un occasione per venire in questo paese adagiato ai piedi della Apuane a gustare il prelibato salume, visitare le numerose cave che biancheggiano sui pendii delle montagne o ad acquistare ricordini nei numerosi negozi che si trovano lungo la strada che conduce al paese.

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Le antiche vie di arroccamento, ormai parte integrante del paesaggio con il loro accidentato zig-zag, sono il mezzo più rapido ed economico per il servizio capillare delle cave.

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